Celiachia nei bambini: i sintomi da non sottovalutare
La celiachia è una malattia autoimmune causata da un’eccessiva reazione del sistema immunitario al glutine e/o alla gliadina, proteine contenute nel grano, orzo e segale. Un adulto che attraversi una fase di malessere è tendenzialmente portato a rivolgersi a un medico che prescriverà gli esami specifici in modo che un’eventuale celiachia possa essere diagnosticata e trattata. Ma cosa succede se a manifestare i sintomi è un bambino? Quali sono e come fa un genitore a riconoscerli?
Nei bambini, la celiachia è una delle malattie croniche a maggiore frequenza e in espansione.
Ogni volta che il celiaco assume glutine con la dieta, il suo sistema immunitario innesca una reazione infiammatoria della mucosa intestinale con progressivo danno dei villi, le sottili proiezioni della mucosa intestinale responsabili dell’assorbimento dei nutrienti del cibo. Di conseguenza, chi è affetto da celiachia ha una mucosa intestinale atrofica e infiammata che non funziona più bene e non dispone più delle sostanze nutrienti necessarie per stare bene e crescere regolarmente, con effetti quindi più evidenti in età pediatrica.
Il meccanismo patogenetico della celiachia può innescarsi già a partire dai 5-6 mesi di vita, a seguito dello svezzamento e all’introduzione del glutine nella dieta.
Concorre senza dubbio una componente genetica ed ereditaria: infatti i bambini che hanno un familiare di primo grado (padre, madre, sorella o fratello) affetto da celiachia sono soggetti più a rischio di sviluppare la malattia, rispetto a chi non ha familiarità. Purtuttavia, altri fattori concomitanti rivestono un ruolo importante: il primo fra tutti è ovviamente l’esposizione al glutine, anche se l’esordio della malattia può avvenire anche molto tempo dopo (anni) l’inizio dell’assunzione del glutine. Poi vi sono fattori ambientali, infezioni gastrointestinali, abitudini alimentari, alterazioni della flora batterica intestinale, etc.
Sintomi tipici della celiachia nel bambino sono: rallentamento della crescita, irritabilità, dissenteria, inappetenza, pancia gonfia, estrema magrezza, riduzione della massa muscolare.
Studi recenti hanno dimostrato che questi sintomi, considerati il quadro clinico “classico” della malattia celiaca, sono divenuti oggi una vera rarità. Ciò che si presenta più di frequente è un quadro gastroenterologico sfumato, dato da dolori addominali, “intolleranza al lattosio” e difficoltà di digestione gastrica o intestinale (dispepsia). L’anemia è la conseguenza della carenza di ferro causata dal suo scarso assorbimento intestinale. Il bambino può inoltre presentare afte ricorrenti alla bocca e anomalie dello smalto dentario. Lo scarso assorbimento di calcio e vitamina D può nel tempo provocare rachitismo (malattia caratterizzata da scarso contenuto di calcio delle ossa, che le rende più fragili e deformabili).
Per tale motivo può essere interessante un approfondimento delle altre manifestazioni che si presentano nei bambini intolleranti al glutine.
La diagnosi in età pediatrica viene generalmente fatta su base clinica e confermata dagli esami del sangue con il riscontro di valori elevati di anticorpi antitransglutaminasi di classe IgA (vanno sempre dosate anche le immunoglobuline IgA per essere sicuri che il test sia attendibile). Se i livelli di antitransglutaminasi sono elevati, occorrerà un secondo prelievo di sangue per valutare anche la positività degli anticorpi antiendomisio di classe IgA. Qualora gli esami del sangue non fossero chiaramente positivi si dovrà fare una biopsia intestinale, tramite gastroscopia che nei bambini va eseguita sempre in sedazione, per verificare l’eventuale atrofia ed infiammazione della mucosa. Quindi la biopsia intestinale, che in precedenza era indispensabile per fare diagnosi di celiachia, viene oggi evitata nella maggioranza dei casi.
È importante che sia il pediatra a gestire il percorso diagnostico, per evitare errori nella diagnosi o non adeguate interpretazioni del risultato dei test.
In caso di conferma della diagnosi l’unica cura consiste nell’eliminare il glutine dall’alimentazione completamente e per tutta la vita, che comporta una progressiva e completa guarigione della mucosa intestinale. L’alimentazione senza glutine va proseguita a vita perché la sua reintroduzione comporterebbe la ripresa dell’infiammazione con danno della mucosa.
L’esclusione rigorosa del glutine dalla dieta non è sempre facile ma l’industria alimentare è sempre più di aiuto per l’aumento progressivo della percentuale dei celiaci nella popolazione. Fortunatamente, ormai da alcuni anni, pianificare una dieta priva di glutine bilanciata dal punto di vista nutrizionale e soddisfacente per il palato è abbastanza semplice, vista la disponibilità in commercio di numerosissimi prodotti senza glutine (reperibili e facilmente individuabili anche negli scaffali dei supermercati) e l’elevata sensibilità pubblica nei confronti della malattia, che ha portato moltissimi ristoranti, bar, mense scolastiche a prevedere piatti senza glutine nei propri menù.