Come si fa a capire se un bambino ha un’allergia alimentare

Come si fa a capire se un bambino ha un’allergia alimentare

Quando arriva il momento dello svezzamento molti genitori si sentono confusi sulle modalità d’introduzione di alcuni cibi. Potenzialmente qualunque alimento è in grado di indurre allergia, infatti sono stati riportati più di 170 alimenti come causa di reazioni allergiche anche se solo una minoranza di questi è responsabile della maggior parte delle reazioni. Le allergie alimentari sono un problema in costante aumento, soprattutto nei bambini: in Italia oggi il 20% dei soggetti in età evolutiva soffre di problemi di allergia, mentre negli anni Novanta ne soffriva solo il 7%.

Cos’è l’allergia alimentare?

L’allergia alimentare è una condizione in cui il sistema immunitario del corpo reagisce in modo anomalo a qualcosa di generalmente innocuo per la maggior parte delle persone, come le proteine del latte o delle uova. Le allergie alimentari rappresentano un serio e crescente problema di salute pubblica che interessa bambini e adulti. In tutto il mondo, circa 250 milioni di persone soffrono di almeno un’allergia e la maggior parte di queste è allergica ad 1 fino a 3 alimenti. Sebbene siano stati identificati come fattori scatenanti dell’allergia alimentare più di 170 alimenti, sono otto i gruppi di allergeni che causano il 90% delle allergie alimentari. Le allergie alimentari presentano un’ampia varietà di sintomi che possono interessare la cute, il tratto gastrointestinale, il sistema cardiovascolare e quello respiratorio.

Quali sono gli allergeni più comuni nei bambini?

Le proteine del latte vaccino sono le prime da tenere sotto controllo in quanto le formule artificiali che sostituiscono il latte materno sono a base di latte di mucca. In seguito, numerosi altri alimenti possono causare allergia. I più frequenti sono: uovo, grano, soia, legumi . E poi con la crescita anche il pesce (merluzzo, trota, sogliola), arachidi e frutta oleosa (noce brasiliana, mandorle, nocciole). A questi si aggiungono i cibi ricchi di istamina come pomodoro, birra, formaggio stagionato e fermentato, spinaci, funghi, cioccolato, tonno in scatola.

Come si manifesta l’allergia alimentare nel bambino?

Le allergie alimentari comprendono un ampio spettro di disturbi, come abbiamo detto sopra, dovuti a questa risposta immunologica anomala agli antigeni alimentari:

  • disturbi respiratori: naso che cola o congestione nasale, starnuti, asma (difficoltà a respirare), tosse, respiro affannoso-sibilante;
  • manifestazioni cutanee: gonfiore di labbra, bocca, lingua, faccia e/o gola (angioedema), orticaria, eruzioni cutanee o rossori, prurito, eczema;
  • disturbi gastrointestinali: crampi addominali, diarrea, nausea, vomito, coliche.

La maggior parte delle risposte allergiche agli alimenti è relativamente lieve, ma in un numero limitato di persone può verificarsi una temibile reazione generalizzata, che coinvolte vari organi: lo shock anafilattico.

Cosa accade al bambino durante una reazione allergica?

In una reazione allergica, l’organismo del bambino produce anticorpi per disattivare l’allergene ed eliminarlo dal corpo. Uno dei primi elementi che può indurre più facilmente a sospettare di un’allergia alimentare è la stretta correlazione tra l’insorgenza dei sintomi e l’ingestione di un alimento. In genere il bambino comincia a manifestare i primi disturbi dopo pochi minuti, o anche già durante, l’assunzione del cibo.

Quali bambini sono più a rischio di sviluppare allergie alimentari?

Nei neonati che hanno un genitore allergico il rischio di sviluppare un’allergia alimentare è due volte superiore rispetto ai neonati i cui genitori non soffrono di allergie. Il rischio aumenta da quattro a sei volte se entrambi i genitori sono allergici. In base ai dati raccolti, l’allattamento al seno, comparato con l’alimentazione artificiale, ridurrebbe il rischio di allergia alimentare.

Come si diagnostica l’allergia alimentare?

Se si sospetta allergia è bene consultare uno specialista allergologo. Il primo passo è l’analisi della storia clinica del bambino, raccogliendo informazioni sui sintomi, sull’intervallo di tempo che passa tra l’assunzione di un alimento e la comparsa di qualche manifestazione anomala, sulla familiarità per allergie. Dopo aver effettuato una visita allergologica, lo specialista richiederà tutti gli esami di laboratorio per una corretta diagnosi.

Quali sono i test allergologici?

Il primo esame diagnostico che si esegue è il prick test, un test cutaneo che prevede l’apposizione sulle braccia del paziente di una goccia di estratti di allergeni. La pelle reagirà formando un piccolo pomfo quando viene in contatto con la sostanza alla quale il bambino è allergico. In casi di non disponibilità di un estratto allergenico per l’alimento sospetto o per aumentare la sensibilità del test, può essere eseguito il prick-by-prick, che consiste nell’utilizzare alimenti freschi. L’eventuale presenza delle IgE specifiche per allergeni alimentari può essere rilevata anche attraverso un prelievo di sangue. Ma la positività dei test non stabilisce tuttavia una relazione sicura di causa-effetto tra l’assunzione dell’alimento e la comparsa della reazione allergica. Per tale motivo, viene prevista una dieta di esclusione dell’alimento o degli alimenti sospettati per verificare il miglioramento dei sintomi con l’eliminazione di alcuni allergeni. Alla dieta di esclusione, deve far seguito un test di reintroduzione dell’alimento eseguito in ambiente “protetto” sotto la supervisione di personale competente nella valutazione delle eventuali reazioni e in grado di intervenire in maniera appropriata qualora queste si manifestassero.

Come si curano le allergie alimentari?

In caso di allergia alimentare certa, la terapia consiste semplicemente nell’evitare l’allergene, cioè l’alimento responsabile della reazione. Certo, è più facile a dirsi che a farsi: molti ingredienti sono quasi onnipresenti nei prodotti confezionati e per i bambini è più difficile rinunciare ad alcuni alimenti.

Esistono altre terapie per le allergie alimentari?

Molte allergie alimentari passano da sole nei primi anni di vita. Se questo non accade potrebbe essere intrapreso un percorso di desensibilizzazione per l’alimento incriminato. L’immunoterapia specifica, impropriamente detta vaccino contro l’allergia, consiste nella somministrazione controllata e ripetuta di piccoli quantitativi crescenti dell’allergene. L’obiettivo è innalzare la soglia di tolleranza, ridurre il rischio di reazioni gravi in caso di contatto involontario e, in generale, migliorare la qualità di vita. Le linee guida EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology) consigliano di considerare l’impiego dell’immunoterapia per le forme persistenti di allergia alimentare al latte, all’uovo e all’arachide nei bambini a partire dall’età di 4-5 anni.