Allattamento al seno: perché fa bene a mamma e bambino

Allattamento al seno: perché fa bene a mamma e bambino

Da subito dopo il parto e per almeno sei mesi. Con una postilla: se si può, meglio andare avanti fino ai due anni del bambino. L’allattamento di un neonato al seno è un gesto che, oltre a favorire il legame con la mamma, rappresenta un’opportunità per difendere la sua salute. Protegge il bambino da numerose patologie dell’età pediatrica, come, ad esempio, le infezioni gastrointestinali e respiratorie. Ma allattare al seno fa bene anche alla mamma, che sarà meno soggetta a depressione nel periodo del post-partum oltre che aiutarla a perdere più facilmente i chili presi durante la gravidanza.

Quali sono i benefici del latte materno per il bambino?

Per un neonato non c’è alimento migliore del latte della sua mamma, all’interno del quale ci sono tutte le sostanze essenziali per assicurargli la crescita. Il latte materno produce molti benefici per il bambino: dalla corretta formazione del microbiota a un adeguato sviluppo cerebrale. Altrettanto rilevante è la funzione preventiva, dal momento che, nei bambini non allattati al seno, aumentano i casi di sovrappeso, obesità, diabete e aterosclerosi in età adulta.

Di che cosa è fatto il latte materno?

La composizione del latte materno cambia in maniera naturale in base alle esigenze del piccolo: è considerato, quindi, un alimento in continua evoluzione, ideale per una corretta crescita e una buona salute del neonato. Nessun altro alimento è in grado di fornire gli elementi nutritivi necessari e sufficienti a regolare lo sviluppo fisico e mentale di un bambino e a proteggerlo dalle malattie. Subito dopo il parto, il corpo della mamma produce un primo “tipo” di latte, in piccole quantità, denso e giallastro, che si chiama colostro. Il colostro è ricco di anticorpi, proteine, sali minerali e moltissimi altri nutrienti e fattori di crescita. Questo primo latte rappresenta tutto quanto serve al piccolo, in particolare gli anticorpi sono essenziali per combattere i primi attacchi di agenti patogeni. Cinque o sei giorni dopo il parto, il latte materno comincia a cambiare la sua composizione: il latte di transizione è meno ricco in proteine e sali minerali e contiene più zuccheri e grassi, diventa quindi un latte più calorico. Le necessità energetiche del neonato infatti cambiano e il latte materno si adatta di conseguenza. Quindici giorni dopo il parto, il latte diventa “maturo”, raggiungendo la sua composizione standard che sarà mantenuta fino al momento dello svezzamento. Il latte maturo è ricco di lipidi e di carboidrati, con una percentuale inferiore di proteine e sali minerali.

Quali sono le proprietà del latte materno?

Una proprietà assolutamente inimitabile del latte materno è quella immunitaria. La presenza di globuli bianchi e anticorpi rendono questa bevanda una vera e propria protezione per il neonato che diventa capace di sconfiggere agenti patogeni presenti nell’ambiente esterno. La presenza poi di lattoferrina, lisozima e cellule immunocompetenti favorisce la proliferazione di batteri intestinali che aiutano il piccolo a eliminare i virus che causano le gastroenteriti. Il latte materno, inoltre, sembra avere un ruolo preventivo nella comparsa dell’obesità precoce. I grassi, infatti, “compaiono” nel latte solo verso la fine della poppata, portando il piccolo a staccarsi perché sazio. Salvo rarissime eccezioni, nessun bambino sviluppa allergie nei confronti del latte materno. Anzi, al contrario, l’allattamento al seno sembra proteggere il bambino da allergie alimentari in età adulta. I primi contatti con gli alimenti, infatti, avvengono in maniera graduale, così che il sistema immunitario abbia il tempo di svilupparsi.

Per quanto tempo è consigliabile allattare un bambino al seno?

Il Ministero della Salute raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi: dopo tale lasso di tempo il bambino inizia ad assumere anche altri alimenti. Il latte della mamma resta comunque parte fondamentale della dieta almeno fino ai due anni di vita. Così facendo, come documentato da diversi studi, si garantirebbe una protezione contro le infezioni che andrebbe ben oltre il periodo di allattamento e durerebbe in molti casi per tutta la vita. Merito del trasferimento di cellule del sistema immunitario in grado di «educare» i più piccoli nei confronti delle infezioni avute dalle mamme.

Come allattare?

La mamma deve mettersi in posizione confortevole con un appoggio per la schiena, assicurandosi che il bambino stia comodo, ben sostenuto, rivolto verso di lei e alla stessa altezza del seno. Ciò aiuta a prevenire il dolore ai capezzoli e ad aumentare la quantità di latte. La mamma deve rivolgere il corpo del bambino verso il suo. Se è seduta, è bene che poggi la testa del bambino sull’avambraccio con il naso di fronte al capezzolo, in modo che non debba girare la testa, o piegarla eccessivamente per attaccarsi. Una posizione alternativa può essere quella di sostenere il corpo del bambino con il braccio opposto al seno che si vuole offrire, con la mano bene aperta tra le spalle e la base del collo del bambino. In questo caso la donna può sorreggere il seno da sotto e premere leggermente la mammella per facilitare una presa più ampia possibile dell’areola. La posizione sdraiata su un fianco può essere particolarmente utile dopo un taglio cesareo. È una posizione molto comoda durante la notte: in questo modo si può allattare senza doversi alzare.

Chi non può allattare?

Le mamme che non possono allattare sono rare. Al di là di alcune infezioni, come l’Hiv, i farmaci incompatibili con l’allattamento sono pochi e in genere è possibile prescrivere alla madre terapie alternative, che consentono di continuare ad allattare senza rischi. Ma è sempre bene chiedere consiglio al medico di fiducia, al ginecologo o al pediatra.

Come capire se il bambino mangia a sufficienza?

La preoccupazione se il proprio bambino si alimenta in modo sufficiente è spesso motivo di agitazione per i genitori nelle prime settimane di vita: non tanto il sonno e la tranquillità del neonato offrono questa certezza, quanto invece un metodo antico come quello di guardare dentro il pannolino. Se il neonato assume latte a sufficienza, troveremo nel pannolino pipì e feci in una certa quantità, variabile a seconda dei giorni di vita. Anche il colore si modificherà nel tempo, passando dal colore verde scuro a giallo ocra, per via dell’assunzione del latte materno. Nessun allarme per quanto riguarda il calo fisiologico di peso dopo la nascita: anche questo verrà recuperato entro circa 10-15 giorni, poi la crescita settimanale si assesterà in base alle curve di ciascun bambino.

Quali sono i benefici per le mamme?

Allattare è sicuramente un grande e faticoso impegno, perché impegna tutti i giorni 24 ore su 24, ma che può dare grandi benefici. Ecco quali sono i principali:

  • stimola la naturale contrazione dell’utero riducendo il naturale sanguinamento post-partum e consentendo all’utero di tornare alle dimensioni normali più velocemente;
  • permette alla mamma di tornare più velocemente al suo peso forma: la produzione di latte rappresenta un dispendio energetico notevole, per cui i chili presi in gravidanza vengono persi più facilmente. I grassi accumulati durante i 9 mesi di gestazione vengono infatti utilizzati per la produzione del latte;
  • protegge dall’osteoporosi;
  • previene alcune forme di tumore al seno e all’ovaio;
  • contribuisce al benessere psicologico e fisico della mamma e del neonato in quanto migliora il rapporto madre-bambino in un momento molto delicato per la vita di una donna.